La data presunta del parto porta con sé un carico di ansia e di preoccupazione, come se potesse davvero definire il termine di qualcosa che invece progredisce nel tempo in modo soggettivo, come se davvero si potesse predire, come se fosse possibile omologare tutte le donne e i bambini.

Si attribuisce molta importanza ai numeri, all’epoca gestazionale, alla dilatazione in centimetri, alle ore o ai minuti; c’é questa necessità di dover etichettare ogni situazione, ogni emozione e ogni momento. Per come sono strutturati i nostri sistemi sanitari, è necessario stabilire dei limiti e dei parametri; la principale variabile che qualifica l’unicità della normalità della nascita è il tempo, il quale deve essere letto come un elemento del linguaggio con cui il corpo della donna parla e rivela le caratteristiche e le variabili che condizionano l’andamento del suo travaglio.

L’ascolto del corpo

Il tempo non appartiene al parto, ma al corpo della donna nel suo rapporto con i fattori intrinseci ed estrinseci, in un momento passato, presente e futuro. Quello che è stato determina chi siamo oggi e il vivere consapevoli il qui ed ora scandisce tutto ciò che accadrà nel futuro. Il tempo è la vita del corpo. Il tempo non è, ma si fa. È fondamentale ascoltare, non minimizzare, rassicurare, comprendere, contenere e tranquillizzare. È importante che il cambiamento sia facilitato e compreso verso la nascita di un bambino, di una madre e di un padre.

Questa variabile è fonte di ansie, interventi e fondamento di linee guida che declinano l’assistenza suddividendola nei diversi stadi del travaglio, ma le percezioni della donna in questo processo non si possono segmentare in fasi; il travaglio inizia nel momento stesso in cui la persona ha la percezione soggettiva che il suo corpo sta cambiando. Per i professionisti sanitari, invece, prende avvio dal momento in cui essi pongono diagnosi: dilatazione di 5 cm con almeno 3 contrazioni in 10 minuti.

Vicinanza partecipe

É difficile adottare un paradigma assistenziale flessibile, sia per motivi organizzativi sia per motivi culturali, il corpo della donna viene considerato per sua natura fallibile. Spesso si imposta la relazione con la partoriente sulla base di pregiudizi, se ne anticipano le percezioni con l’intenzione di aiutarla, si forniscono spiegazioni, si danno indicazioni e questa prospettiva di vicinanza didattico-prescrittiva favorisce la dipendenza della donna dall’ostetrica e quanto più essa dipende da questa figura e ha bisogno del suo tempo accanto a lei, tanto meno fa leva sul rafforzamento del suo sentire.

Le persone hanno bisogno di essere confermate in ciò che stanno vivendo e in cui e di cui stanno facendo esperienza; se l’operatore è vicino in modo partecipe, intenzionale e intenso, la donna si sente confermata sulla verità e sulla qualità delle sue percezioni. Sono i corpi, gli sguardi e le mani a parlare. Il timing del parto, basato sull’ascolto maieutico delle percezioni materne, rinforza nella coppia la possibilità di effettuare scelte consapevoli e basate su evidenze.

Il ritmo dell’intervallo

L’induzione del travaglio di parto è approvata per prevenire la mortalità e morbidità infantile. Si tratta di un intervento medico messo in atto al fine di interrompere l’evoluzione della gravidanza. L’obiettivo primario è riuscire ad ottenere un travaglio attivo in condizioni di benessere fetale e materno. Tutto ciò pone gli operatori di fronte alla difficile gestione della fase latente, definita come l’intervallo esistente tra l’inizio di un’attività uterina regolare e l’insorgenza dello stadio attivo, la quale conduce spesso gli operatori a porre prematuramente diagnosi.

Quello che riferiscono le donne, sottoposte a metodi di induzione, è la mancata azione oppure l’insorgenza di un’attività contrattile uterina molto intensa che non prevede pause tra una contrazione e l’altra, seguita da tempi di ospedalizzazione più lunghi. Il senso più comune riportato è la totale perdita di controllo su sé stesse, il dolore viene percepito come innaturale, inumano ed eccessivo.

Il flusso naturale

La medicina tradizionale cinese è l’ostetricia condividono lo stesso modello poiché nascono entrambe dall’osservazione della natura. L’energia che ci appartiene risuona nel corpo grazie all’osservazione e, soprattutto, al rispetto dei processi fisiologici e naturali.

Sostenere la salute con mezzi naturali ed integrati è frutto della storia del nostro passato senza, tuttavia, disconoscere quello che la tecnologia ci ha regalato in ambito diagnostico, chirurgico e terapeutico. Quando abbiamo davanti una persona è vitale ed importante, quindi, focalizzarsi sulle principali energie che ne governano l’anima:, ovvero, Qi, Jing, Shen, Xue.