Un modello di riabilitazione comprehensive, globale, che si prenda in carico della persona, della sua eventuale disabilità e fragilità fisica e psicologica, e di quanto comporta in termini di impoverimento della qualità della vita. È questo il futuro della riabilitazione che trova nei Centri Termali un setting ottimale in cui avviare percorsi, oltre che di cura, anche di prevenzione alla malattia e di educazione al corretto stile di vita.

Esigenza in crescita

I numeri e le evidenze non lasciano dubbi: le malattie croniche, correlate all’allungarsi della vita media, ma anche a eventi inaspettati (Covid-19 ne è l’esempio più recente), disegnano un trend in crescita e stanno implementando la necessità di nuovi modelli riabilitativi.

Secondo uno studio del 2019, oltre 2,4 bilioni di persone nel mondo sono destinate a sottoporsi nell’arco della vita a un percorso riabilitativo per il trattamento e/o il recupero di patologie muscolo-scheletriche, in maggiore misura, neurologiche, respiratorie, cardiologiche, sensoriali e molte altre.

Necessità sottolineata anche dalla “Rehabilitation 2030. A call to Action” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), un vademecum di 10 necessari interventi di cui si portano all’attenzione due punti:

  • N.° 5: Costruire modelli completi di erogazione dei servizi riabilitativi per favorire il progressivo accesso equo ai servizi, di qualità e facenti uso anche di ausili, a vantaggio di tutta la popolazione, compresa quella delle zone rurali e remote.
  • N.° 6: Sviluppare una robusta forza lavoro di riabilitazione multidisciplinare adatta al contesto del paese e promuoverla con una adeguata formazione al personale sanitario.

«Ciò segna un importante cambio di paradigma – dichiara Stefano Masiero, Professore Ordinario in Medicina Fisica e Riabilitativa all’Università degli Studi di Padova – secondo cui la riabilitazione non va più intesa come un intervento settoriale, bensì globale, che deve essere erogato facendo ricorso anche alle nuove tecnologie, fra queste la teleriabilitazione, così da raggiungere pazienti anche lontani dalle metropoli. Occorre sviluppare modelli riabilitativi multidisciplinari e multimodali, ovvero comprensivi di più e diversi approcci integrati, in setting idonei, quali ad esempio i Centri Termali».

Ciò implica anche il superamento del tradizionale concetto del luogo termale adatto al wellness, al turismo e alla vacanza: i Centri Termali sono strutture ideali in cui impostare programmi di riabilitazione, ma anche percorsi di educazione al paziente alla prevenzione, alla salute e ai corretti stili di vita.

Il nuovo modello riabilitativo

Sono ancora rari i centri in Italia e Europa che “fondono” nell’approccio al paziente programmi riabilitativi multidisciplinari e multimodali, che prevedano cioè l’interazione di più specialisti, secondo le raccomandazioni dell’Oms, con più interventi specifici: esercizio terapeutico, energie fisiche, percorsi neuropsicologici, educazionali di prevenzione e miglioramento degli stili di vita.

«Gli ambienti termali – precisa Masiero – predispongono la persona a una maggiore ricettività, all’accoglienza e alla messa in atto di queste nozioni, invece più difficili da tramettere in setting ospedalieri in cui il turn- over quotidiano elevato lascia meno disponibilità da dedicare alla (in)formazione del paziente. I Centri Termali sono inoltre luoghi in cui riscoprire la socialità, altro fattore favorente, e venuto meno nel corso della pandemia». Tali nuovi modelli di riabilitazione trovano una efficace e efficiente applicazione in diverse patologie croniche con evidenze confermate da studi di letteratura.

Gli esempi virtuosi

Malattie croniche osteoarticolari, neurologiche, respiratorie sono alcuni dei principali ambiti in cui si raccolgono risultati positivi da “nuovi” interventi di riabilitazione termale integrata.

  • Long-Covid: la sintomatologia si caratterizza per la persistenza di fatigue, possibili alterazioni respiratorie e/o neurologiche e/o neuropsicologico, mialgie muscolo-scheletriche. L’approccio riabilitativo globale consente di agire su tutti questi aspetti, con evidenza che l’incontro fra paziente sano e malato potenzia l’efficacia dell’intervento riabilitativo stesso.
  • Paziente oncologico: i postumi della malattia oncologica, legati al tumore stesso, alle lesioni indotte dalla malattia e/o alle terapie subite, possono essere in parte trattate con un percorso di riabilitazione, particolarmente efficace, ad esempio, nel contrastare la fatigue. «Alcuni studi – aggiunge il Professore – mostrano in donne con tumore al seno sottoposte a 3 settimane di terapia termale integrata con linfodrenaggio, massaggio, supporto psicologico, un possibile miglioramento dell’umore e della qualità di vita e un impatto sulla decrescita del Ca15.3, marcatore direttamente correlato a questa patologia. O ancora tale approccio può essere indicato nel trattamento dei sintomi residui o protratti, a favore di una più rapida ripersa delle abilità occupazionali e di una migliore qualità di vita dopo chemioterapia».
  • Malattia reumatica: in particolare le patologie muscolo-scheletriche, quali affezioni al ginocchio, osteoartrosi, fenomeni artrosici, ma anche lombalgia e fibromialgia, trovano un largo impiego e beneficiano dal trattamento riabilitativo termale.
  • Neurologia: il ricorso alla riabilitazione in questa classe di patologie, più specificatamente in pazienti con Parkinson, rappresenta una novità, al pari della malattia oncologica. Benefici sono attestati anche in caso di stroke/ictus cronico e sclerosi multipla. «Sono pazienti che richiedono una prolungata presa in carico, anche di circa 30-40 anni – sottolinea Masiero – in funzione delle migliorate terapie farmacologiche, tuttavia correlate a un impatto sulla qualità della vita, il contesto famigliare e sociale. Uno studio che abbiamo condotto, con il supporto della Fondazione per la Ricerca Scientifica Termale (FoRST), su 20 pazienti affetti da Parkinson sottoposti a 12 sedute di esercizi in acque termali, salsobromoiodiche a 36-37°C di temperatura, evidenzia sensibili benefici sulla disabilità motoria, dell’equilibrio in particolare, e sulla qualità di vita a fronte di nessun effetto avverso».
  • Malattie venose: nelle patologie cardiovascolari in generale e più specificatamente dell’insufficienza venosa e del linfedema, la balneoterapia ha dimostrato iniziali evidenze di efficacia. Da una Cochrane Review si evince una diminuzione moderata del dolore, un miglioramento della qualità di vita e dell’aspetto estetico con la riduzione della pigmentazione, particolarmente importante nella donna. Inoltre la balneoterapia si attesterebbe come efficace “strumento” educazionale al paziente con insufficienza venosa.

«A questi – conclude Masiero – si aggiungono benefici anche in caso di patologie digestive, gastroenteriche, cutanee, apparato respiratorio e endocrino. Oltre a un nuovo modello riabilitativo comprensivo e innovativo, occorre sviluppare strategie preventive in sinergia con i sistemi sanitari affinché tutti i centri termali siano parte effettiva dell’intervento riabilitativo nazionale o comunque inseriti all’interno di un sistema ordinato, coordinato per quel paese e quella regione».