La dieta paleolitica potrebbe aumentare il rischio cardiovascolare: lo studio

La dieta paleolitica (o paleo dieta) è un regime alimentare recente, che prevede la sola assunzione di carne, pesce, frutta a guscio, uova, vegetali e frutti, eliminando cibi processati, cereali, legumi, latticini e derivati al fine di incrementare la salute intestinale.

La Paleo dieta è particolarmente ricca di proteine di origine animale; in particolare carne rossa e pollame hanno un elevato contenuto di colina e L-carnitina, che vengono metabolizzate dai batteri intestinali a formare trimetilammina (TMA): la maggior parte della TMA prodotta viene ossidata ad opera dell’enzima epatico monoossigenasi contenente flavina (FMO) e forma il composto organico Trimetilamina-N-ossido (TMAO).

Diversi studi clinici hanno dimostrato una correlazione positiva tra elevati livelli plasmatici di TMAO e aumento del rischio di eventi cardiovascolari avversi, come morte, infarto del miocardio o ictus.

Uno recente studio australiano ha messo a confronto il microbiota, la funzionalità intestinale e la produzione di TMAO in soggetti che aderivano alla dieta paleolitica, rispetto a un gruppo che seguiva invece una dieta varia ed equilibrata.

Lo studio

Partecipanti

Un criterio primario di inclusione al gruppo sperimentale era che i soggetti aderissero da 1 anno o più alla dieta paleolitica, e che non consumassero più di una porzione al giorno di cereali o latticini. Per partecipare al gruppo di controllo, invece, era necessario non aver modificato nell’ultimo anno il proprio regime alimentare, che doveva essere abbastanza equilibrato (secondo le consuetudini australiane) e prevedere l’assunzione di cereali, latticini e legumi.

Criteri di inclusione per entrambi i gruppi erano i seguenti: età 18-70 anni, non fumatori, non partecipanti ad altri studi e con un indice di massa corporea < 30 kg/m2.

Dei 92 soggetti ammessi, 90 hanno terminato lo studio: 44 con regime paleolitico e 46 nel gruppo di controllo (due hanno rinunciato per motivi di salute, erano presenti dati parziali di uno dei soggetti). Grazie alle informazioni fornite dai questionari, il gruppo sperimentale è stato suddiviso in due: 22 soggetti risultavano aderire in modo rigoroso alla dieta paleolitica (SP, Strict Paleolithic), assumendo meno di 1 porzione al giorno di latticini o cereali; gli altri 22 invece, consumavano 1 o più porzioni al giorno di latticini o cereali (PP, Pseudo-Paleolithic).

Tutti i soggetti hanno compilato con regolarità diari alimentari e fornito campioni di urine, sangue e feci.

Risultati

L’apporto totale di fibre nel gruppo SP non era differente dal gruppo di controllo, tuttavia il gruppo PP ha registrato un’assunzione di fibre inferiore a quella indicata dalle linee guida australiane (25 g/die). Per quanto riguarda invece gli amidi resistenti, come prevedibile, il loro apporto era significativamente più basso nei gruppi PP e SP rispetto al controllo.

Relativamente ai grassi, il loro apporto totale era molto elevato in entrambi i gruppi paleolitici, rispetto al controllo. I grassi saturi, in particolare, superavano più del doppio il valore soglia, che le indicazioni nutrizionali australiane e internazionali fissano al 10%.

Si sono rilevate differenze anche a livello del microbiota intestinale, dovute alla maggiore assunzione di grassi e al minore apporto di amidi resistenti. In entrambi i gruppi SP e PP, infatti, è stata riscontrata una minore presenza dei batteri appartenenti ai generi Roseburia e Bifidobacterium, che metabolizzano i carboidrati e la fibra con produzione di acidi grassi a catena corta. Una quantità inferiore di questi due ceppi nel microbiota si traduce in maggior rischio di malattie infiammatorie intestinali, sindrome del colon irritabile e sovrappeso/obesità.

Relativamente ai livelli di TMAO, essi erano molto elevati nel sottogruppo SP rispetto al gruppo di controllo e al sottogruppo PP. A livello di microbiota, questo riscontro si traduceva in una massiccia presenza di Clostridium hathewayi, appartenente al genere Hungatella, che si moltiplica in presenza di colina e aumenta i livelli circolanti di TMA.

Conclusioni

Nonostante la dieta paleolitica sia stata concepita per migliorare la salute dell’intestino, i risultati suggeriscono che un’adesione a lungo termine a tale regime alimentare sia associata con alterazioni del microbiota e aumento della produzione di TMAO. Al fine di mantenere in salute l’intestino e l’apparato cardiovascolare, è necessario diversificare l’apporto di fibre.

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