L’impatto del Covid sugli adolescenti: disturbi acuiti nella seconda fase 

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Dopo più di un anno dall’inizio della pandemia da Covid-19 è tempo di bilanci. Non v’è dubbio che l’arrivo dell’emergenza pandemica che si è abbattuta con incredibile violenza sul nostro Paese, oltre agli effetti drammatici in termini di stress del sistema sanitario nazionale e vite umane, ha avuto un impatto tragico anche a livello psicologico. A pagarne le conseguenze, come e forse più degli altri, sono stati e sono tuttora bambini e adolescenti, costretti da un giorno all’altro a una vita diversa, fatta di reclusione, crescente isolamento e didattica a distanza.

Ad oggi, i ragazzi sono «sfiniti, psicologicamente molto stanchi e pervasi da un forte senso di precarietà» ha commentato Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista della Società psicoanalitica italiana (Spi) nel corso dell’incontro digitale su “L’impatto del Covid-19 sugli adolescenti: risvolti psicologici ed esperienza clinica”, promosso da Boiron, nel corso del quale si è parlato proprio dell’impatto della pandemia sui più giovani e delle opportunità che offre la medicina integrata.

«Il disagio dei giovani si era manifestato nei mesi di lockdown di marzo e aprile 2020 con fenomeni di ansia e depressione frutto di reazioni post traumatiche da stress. L’estate tranquilla aveva tuttavia fatto ben sperare, mentre l’arrivo della seconda ondata si è abbattuto su questo target con maggiore violenza, andando ad acuire le manifestazioni del disagio: il disturbo post traumatico da stress, legato al lockdown di marzo, si è trasformato in un disturbo da disadattamento con una sintomatologia più stabile e duratura, che sta provocando anche sintomi fisici, come somatizzazioni e gravi problemi di concentrazione che determinano ricadute sul rendimento scolastico e rischiano di produrre effetti di medio e lungo termine» ha chiarito la dottoressa, che ha proseguito puntualizzando che «Il disturbo post traumatico da stress è benigno, e generalmente si risolve spontaneamente nell’arco di un semestre. In questa fase, tuttavia, ci troviamo a dover fronteggiare disturbi ‘stabilizzati’. I ragazzi presentano disturbi ansiosi e depressivi ormai stabili, sovente associati, anche nei bambini, a disturbi del sonno. Nei più piccoli, l’insonnia si presenta in particolare sotto forma di incapacità ad addormentarsi, sonno disturbato, risvegli precoci». Manifestazioni queste riconducibili a una fatica psicologica ormai molto pressante e consolidata, resa più gravosa dalla consapevolezza di una situazione emergenziale destinata a durare ancora molto a lungo.

La DAD non ha determinato problemi sull’insegnamento, ma ha inciso drammaticamente sulla socialità: in un momento in cui tutte le attività sono state progressivamente cancellate, la scuola è rimasta come unica socialità possibile. A determinare disagi aggiuntivi e disorientamento, i continui cambiamenti dell’organizzazione scolastica.

«Le terapie integrate – integratori, nutraceutici, omeopatia – rappresentano un’importante risorsa per gli adolescenti, risultando estremamente efficaci nel trattamento dei disturbi reattivi, purché mirate e adeguatamente calibrate. L’inquadramento diagnostico è infatti fondamentale per una terapia che sia centrata sul paziente e miri al suo benessere» ha concluso la psichiatra.