Medicina dei sistemi, approccio alla malattia da reflusso gastroesofageo 

I numeri sono importanti. Circa il 20% della popolazione nei paesi occidentali, inclusa l’Italia, soffre di malattia da reflusso gastroesofageo (GERD).

Sono le stime diffuse durante il Symposium sulla Medicina dei Sistemi, tenutosi di recente presso l’Università degli Studi di Milano, promosso da Guna, azienda farmaceutica specializzata nella produzione di medicinali a basso dosaggio, e rilanciate in occasione della Giornata Mondiale della Salute Digestiva.

La medicina dei sistemi offre efficaci soluzioni per una adeguata e appropriata gestione della problematica; la tutela della corretta funzione digestiva favorisce infatti il benessere fisico e mentale. 

Il trattamento del GERD, fra evidenze e criticità

Sono diverse le terapie ad oggi disponibili per la GERD e fra i gold standard si includono gli inibitori di pompa protonica (PPIs), tuttavia non sempre adeguatamente gestititi; spesso utilizzati in quantità e durata superiori alla prescrizione terapeutica inducono il conseguente aumento dei rischi associati.

Effetti collaterali a danno soprattutto di pazienti cronici, a causa proprio del prolungamento della terapia, e dei fragili: da qui l’imperativo per il medico di famiglia e/o lo specialista ad informare i pazienti in terapia, oltre che sulle implicazioni correlale all’assunzione, anche sulle possibili interazioni dei PPIs con altri trattamenti/farmaci in corso.

Ovvero avviando un percorso educazionale finalizzato al corretto utilizzo del prodotto da parte del paziente e quindi per il clinico all’identificazione della dose minima efficace.

Gli step del trattamento

In occasione del Simposio è stata delineata una efficace strategia per la gestione della GERD che può prevedere, dopo quattro settimane di trattamento, la deprescrizione dei PPIs, affiancata da misure adeguate di prevenzione o riduzione dell’effetto rebound.

Un approccio possibile ma che merita una attenta valutazione e la definizione di un piano terapeutico personalizzato, funzionale alle specificità delle GERD e del paziente. Tra le varie opzioni percorribili, ad esempio, viene suggerita la deprescrizione del PPI combinata con l’overlapping di altri prodotti.

«Occorre innanzitutto valutare il rapporto rischi-benefici derivante dalla possibile deprescrizione – spiega Marco Astegiano, Gastroenterologo di Torino – successivamente vanno inquadrate la condizione clinica e le preferenze del paziente e in ultimo è necessario effettuare il monitoraggio costante degli effetti terapeutici. Questo approccio empatico e personalizzato favorisce il miglioramento del benessere e delle qualità di vita sociale del paziente, poiché spesso i sintomi sono invalidanti e continuativi». 

Gli stili di vita

Oltre all’appropriatezza farmacologia, il rispetto di corretti stili di vita, o la loro correzione, possono favorire il controllo dei sintomi della GERD: perdita di peso in caso di indici di sovrappeso/obesità, evitare i pasti nelle 2-3 ore prima di andare a letto, eliminare il consumo di tabacco, limitare i “cibi trigger” e sollevare la testiera del letto per ridurre i sintomi notturni sono tra le misure più efficaci. Inoltre, è essenziale assumere i PPIs sempre lontano dai pasti. Azioni che hanno ricaduta positiva sulla qualità di vita dei pazienti.

«La Medicina integrata, che fa parte a pieno titolo della Medicina dei Sistemi – dichiara Alessandro Pizzoccaro, presidente e fondatore di Guna – può fornire valide soluzioni anche in overlapping nella gestione della GERD. Patologia che è riconducibile a più cause eziologiche, richiedendo pertanto la “contestualizzazione” all’interno della complessità dell’organismo del paziente e delle sue interrelazioni con l’ambiente e con il network sociale».