Cresce il numero di amministrazioni comunali di centri urbani, intenzionate a avviar politiche e azioni per sportivizzare le città, creando cioè spazi in cui poter praticare attività fisica all’aperto in contesti di sicurezza. Decisioni che potrebbero essere motivate da una pluralità di fattori: tutela e rispetto dell’ambiente, sensibilizzazione al valore sociale e aggregante dello sport, promozione a stili di vita sani e attivi. Questi ultimi propedeutici a guadagnare in salute, fisica, psicologica e mentale.

Studi recenti, canadesi, dell’Università di Victoria, attesterebbero, infatti, che a parità di esercizio fisico, il contesto ambientale fa la differenza, soprattutto e livello cerebrale. Una semplice e breve passeggiata outdoor, in mezzo alla natura, rispetto a una indoor, in palestra, migliorerebbe la concentrazione e potenzierebbe la memoria. I risultati della ricerca (Exercising is good for the brain but exercising outside is potentially better”), ancora su piccoli numeri, ma portatori di prime importanti evidenze, sono stati pubblicati sulla rivista internazionale Scientific Reports.

La natura “batte sul tempo” in termini di benefici

Respirare in mezzo alla natura a pieni polmoni. Guardarsi intorno per rifarsi gli occhi e il cuore. Allargare gli orizzonti. Predisporsi all’azione e al dinamismo. Tutto vero: l’immersione nel verde offre questi benefici, senza trascurarne tuttavia un altro: la “potenza” e l’influenza della natura sul pensiero, le facoltà e l’attività mentale. Queste ultime possono essere ulteriormente rafforzate se, stando nella natura, si pratica esercizio fisico.

Per un effetto domino i benefici del movimento e il ben-essere naturale si sinergizzano a vicenda, ossigenando le abilità cognitive. Non sono parole, ma fatti, misurati in una piccola ricerca canadese che ha voluto valutare in un gruppo di studenti universitari, una trentina circa di età media 21 anni, le ricadute sulle facoltà mentali, in particolare concentrazione e memoria, derivanti da una pratica fisica, anche poco impegnativa, come una passeggiata di 15 minuti, quando pratica outdoor e indoor. Pertanto i ragazzi a giorni alterni sono stati invitati a ri-produrre la stessa attività, ma in scenari differenti: in spazi chiusi, dentro l’università, e aperti, all’esterno nel campus. I ragazzi, nel mentre, sono stati sottoposti a test cognitivi utilizzando l’elettroencefalografia al fine di rilevare l’attività elettrica in diverse parti del cervello.

Nulla di inatteso per i ricercatori: le reazioni sono state sensibilmente differenti, mostrando la presenza delle abilità cognitive e velocità di elaborazione nei giorni in cui i volontari passeggiavano all’aperto, ma erano totalmente assenti nel corso della pratica al chiuso.

Non stupiamoci allora nel vedere runner a tutte le ore, in tutte le stagioni e con qualsiasi clima, correre per le nostre città. Ignari, o forse consapevoli, di quale e quando benessere olistico la corsa e/o il cammino stia producendo alla loro persona. Conviene imitarli, almeno secondo quanto suggerisce questo studio che lascerebbe pochi dubbi sulla positività del dato quand’anche la ricerca fosse condotta su più larga scala.

Fonte:

  • Boere K, Lloyd K, Binsted G, Krigolson OE. Exercising is good for the brain but exercising outside is potentially better. Sci Rep. 2023 Jan 20;13(1):1140.