Noci per la prevenzione dei tumori

4589

nociUna noce al giorno toglie il medico di torno. Scherziamo, ma forse è il caso di aggiornare il famoso proverbio. Infatti le noci non sono solo buone e nutrienti, ma anche “sane”, anzi di più. Mangiare regolarmente frutta a guscio, categoria alla quale appartengono alimenti come noci, nocciole, mandorle e arachidi, può essere quindi visto come uno strumento di prevenzione molto efficace, oltre che decisamente saporito. Lo conferma uno studio pubblicato – anche sul numero di settembre del The British journal of nutrition – e condotto dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia, un centro ospedaliero punto di riferimento a livello nazionale e internazionale, soprattutto per la ricerca e la terapia nel campo delle malattie del sistema nervoso.

Lo studio “Moli-Sani”
Si sapeva già da anni, grazie a studi precedenti che noci e nocciole aiutano a contrastare il colesterolo nel sangue e a proteggere il rivestimento delle arterie perché ricche di omega 3, ma ora secondo i dati raccolti e analizzati dai ricercatori della struttura molisana, il consumo di questi alimenti è anche associato con una riduzione del rischio di morte in generale e, cosa giudicata ancora più importante dai medici della struttura, in particolare di morte per cancro. La ricerca è stata condotta analizzando le abitudini di vita e l’evoluzione nel tempo dello stato di salute di un campione molto vasto composto da oltre diciannovemila (19.386) cittadini della Regione Molise che hanno partecipato volontariamente a uno studio epidemiologico ribattezzato con un gioco di parole, “Moli-sani”, che a partire dal marzo 2005 ha trasformato un’intera Regione italiana in un grande laboratorio scientifico, visto che in totale ha coinvolto circa 25mila cittadini, residenti in Molise, allo scopo di appurare i fattori ambientali e genetici associati alla base delle malattie cardiovascolari e dei tumori.

Dieta Mediterranea
In realtà, già precedenti osservazioni scientifiche condotte a livello internazionale avevano messo in luce gli effetti benefici e le capacità di prevenzione del consumo di frutta a guscio. Ma “con questo lavoro siamo andati a esplorare nel dettaglio le possibilità racchiuse in un alimento che, non dimentichiamolo, è parte integrante della Dieta mediterranea” spiega Marialaura Bonaccio – la prima autrice della ricerca, realizzata insieme ad Augusto Di Castelnuovo, Amalia De Curtis, Simona Costanzo, Francesca Bracone e Mariarosaria Persichillo – “e i nostri dati mostrano un risultato ben definito: per quanto riguarda specificamente le patologie, tra coloro che consumano abitualmente frutta a guscio si è riscontrata una minore mortalità totale. Ma un dato ancora più interessante è quello sulla mortalità totale per cancro, anch’essa minore tra i consumatori di noci e nocciole”. In dettaglio, gli esiti della ricerca dicono che tra coloro che mangiano frutta a guscio almeno otto volte al mese, la riduzione del rischio di morte, per qualsiasi causa, è del 47 per cento. Ma, in ogni caso, ci sono vantaggi per la salute anche per chi mangia più raramente questo alimento, per esempio due sole volte al mese, che hanno infatti comunque una riduzione del rischio del 32 per cento. Un aspetto assolutamente importante, secondo la dottoressa Bonaccio: “È interessante sottolineare come i vantaggi si presentino già con un consumo molto basso. E poi c’è anche una specie di compenso offerto da noci e nocciole a coloro che non seguono molto la Dieta mediterranea: in queste persone, infatti, si osservano i maggiori vantaggi della frutta a guscio”. Più in generale, la ricerca dimostra che il consumo di noci, è associato a una riduzione degli status infiammatori e un minor rischio di malattie cardiovascolari e quindi di mortalità, e proprio l’esame di questa relazione (tra consumo di noci, mortalità e il ruolo delle infiammazioni) ero lo scopo principale dello “studio prospettico” basato su una popolazione di 19.386 soggetti. La conta dei linfociti è stata usata come biomarcatore delle infiammazione di basso grado, mentre il grado di rischio (hazard ratio o HR) è stato calcolato utilizzando i modelli multivariati di rischio proporzionale di Cox.

Tradizioni da preservare
In ogni caso, anche questo studio, sottolinea l’importanza di una corretta dieta e soprattutto il valore delle nostre abitudini alimentari tradizionale, che oramai tutto il mondo conosce sotto l’etichetta di “Dieta Mediterranea”. “Questo studio – aggiunge infatti Licia Iacoviello, che dirige il Laboratorio di Epidemiologia Molecolare e Nutrizionale di Neuromed – rappresenta una ulteriore prova delle grandi possibilità che ci vengono offerte da una maggiore attenzione alle abitudini alimentari. Ridurre sia il rischio di morte che quello di patologie gravi come i tumori significa non solo offrire alle persone una vita più lunga e più sana, ma anche ridurre le spese per il Sistema sanitario nazionale”. E a questo punto, proprio mentre i temi dell’alimentazione sono sempre più all’ordine del giorno, anche grazie alla risonanza dovuta all’Expo di Milano, anche le Istituzioni dovrebbero riuscire a fare di più: “Segnaleremo questi nostri dati anche al Ministero delle Risorse Agricole”, conclude infatti Giovanni de Gaetano, direttore del Dipartimento, “perché incentivi il consumo di frutta a guscio, un obiettivo certamente non difficile e di immediata esecuzione, che potrebbe essere particolarmente mirato proprio verso quei gruppi di persone che stanno gradualmente abbandonando la Dieta mediterranea”.

Una sana abitudine alimentare

Le noci e la frutta secca (che chiamiamo così anche se non è frutta, sono in realtà il seme della pianta) di solito compaiono sulle nostre tavole alla fine dei pranzi delle feste, ma sarebbe il caso di consumarli invece a colazione. Le noci sono infatti un frutto altamente calorico per cui dovrebbero essere mangiate in sostituzione di cibi che contengono grassi saturi, i formaggi per esempio. I nutrizionisti consigliano perciò di mangiare 3-4 noci durante la prima colazione o come “spuntino” al posto dei tradizionali snack. Sono infatti una fonte di grassi polinsaturi, in particolare di acido alfa-linoleico, una componente dei grassi omega 3 e una manciata di noci copre il fabbisogno giornaliero diminuendo il rischio di malattie cardiache, ictus, diabete, obesità, cancro. La noci, inoltri, sono efficaci antiossidanti perché ricche di minerali come zinco, rame, magnesio e selenio. E, seppure in percentuali più basse, apportano anche potassio, fosforo, zolfo, ferro, calcio, vitamine A, B, C e PP. Un mix che aumenta le difese immunitarie, giova al cervello (aiutano a correggere i livelli di serotonina) e allo sviluppo scheletrico. Infine, le noci sono particolarmente ricche di fibra e sono un’ottima soluzione per il nostro fabbisogno giornaliero (circa 30 grammi).

Lorenzo Di Palma