Agire insieme e agire subito. È questo il patto di alleanza necessario per contrastare il fenomeno obesità, un problema di salute pubblica, eppure sottostimato e misconosciuto, come sottolineato nel corso 4° Obesity Summit, organizzato da IBDO Foundation (Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation) in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare ‘Obesità e Diabete’ e il contributo non condizionato di Novo Nordisk nell’ambito del progetto internazionale Driving Change in Obesity. L’evento ha ricevuto il patrocinato dal Ministero della Salute.

Il Patto di Legislatura

Le permesse per dare scacco all’obesità con un corretto riconoscimento a stato di malattia cronica e, dunque, all’adeguata presa in carico erano stata poste nel patto di Legislatura del 2019, sottoscritto da tutti i gruppi parlamentari. La mozione presentata a Montecitorio dal deputato Roberto Pella, presidente l’Intergruppo parlamentare ‘Obesità e Diabete’, era stata votata all’unanimità. Si chiedeva di dare avvio a un programma nazionale di prevenzione e a tutti gli attori coinvolti (Ministero, Istituto superiore di sanità, enti locali, Regioni) di mettere sul tavolo soluzioni per inserire l’obesità all’interno del Piano nazionale della cronicità, dei LEA, del Sistema nazionale di Linee Guida e delle Reti regionali di assistenza.

Un progetto di importanza cruciale che, tuttavia, non ha trovato finalizzazione: il tema e l’impegno vengono oggi riproposti e richiesti al nuovo Parlamento e Governo dai quali ci si attendono azioni e risposte concrete, non altre istruttorie. Anche in funzione delle evidenze: l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica e di spesa per i Sistemi Sanitari Nazionali, sia per la diffusione in costante aumento nei Paesi occidentali come in quelli a basso-medio reddito, sia perché rappresenta un fattore di rischio rilevante e predisponente l’insorgenza di altre patologie e malattie croniche: «L’obesità – precisa Luca Busetto, presidente della Società Italiana dell’Obesità, Università di Padova – si associa al 44% dei casi di diabete tipo 2, al 23% di cardiopatia ischemica e fino al 41% di alcuni tumori».

Sovrappeso e obesità rappresentano, inoltre, il quinto fattore di rischio più importante per mortalità globale e i decessi attribuibili all’obesità nel mondo sfiorano i 3 milioni l’anno, 57 mila annuali solo in Italia. Con 800 milioni persone interessate, l’obesità è una priorità sociale, sanitaria, economica e clinica; In Italia, circa il 46% delle persone sopra i 18 anni sono in sovrappeso o con obesità, con dati preoccupanti per l’obesità infantile: nel nostro paese 1 bambino su 3 ha un peso oltre i range raccomandati, registrando tassi superiori alla media europea. «Eppure – prosegue Busetto – nonostante questi dati allarmanti, non è ancora stato definito un percorso di assistenza e di cura da parte del nostro sistema sanitario, non è inserita all’interno dei Lea, nel sistema nazionale delle linee guida e nelle reti regionali di assistenza. Inoltre sono ancora pochi gli operatori sanitari specificamente formati per la cura e la gestione della malattia, c’è ancora molto da fare per contribuire all’educazione di tutti gli attori coinvolti verso una maggiore consapevolezza dell’obesità e dei molti rischi di salute associati».

Sguardo sull’obesità

Lo stigma, la discriminazione il bullismo di cui l’obesità e vittima sono un altro aspetto che ha trovato attenzione nei lavori del Parlamento Europeo, a dimostrazione che è necessario cambiare linguaggio e comportamenti verso obesità e obesi. Occorre sensibilizzare e favorire a tutti i livelli la consapevolezza dell’impatto che l’obesità esercita sulla salute e l’inclusione sociale. Oggi l’obesità mette a margine, la persona con obesità subisce discriminazioni e vessazioni in molte fasi della vita lavorativa, basate proprio sul peso: esclusioni a partire dai colloqui di assunzione, alle limitazioni a prospettive di carriera, alle disparità salariali, e mobbing con pesanti azioni e ripercussioni psico-emotive.

Un quadro che si riflette anche in ambito della salute: emarginazione sanitaria, limitazione di accesso alle cure e ai trattamenti perché la sua condizione, l’obesità, non viene riconosciuta come malattia nei percorsi clinici, terapeutici e assistenziali. «L’obesità non è una colpa individuale e neppure una condizione – dichiara Iris Zani, presidente di Amici Obesi – è una malattia e come tale deve essere trattata e curata. Troppo spesso viene ancora considerata come una responsabilità del singolo, una scelta di stile di vita dovuta a una scarsa auto-disciplina e a una mancanza di motivazione. Lo stigma sociale legato a questa malattia sfocia in tutti gli ambiti della vita delle persone, dalla scuola al lavoro, dall’emarginazione sanitaria alla disapprovazione sociale. Il non riconoscere all’obesità un percorso clinico-terapeutico-assistenziale specifico è altrettanto una forma di discriminazione».

Le attese

Ci si aspetta un cambiamento globale nell’approccio all’obesità dal nuovo Governo, a partire dal rinnovo del patto di alleanza sull’obesità e l’assunzione si 6 impegni:

  • lotta allo stigma clinico e istituzionale,
  • riconoscimento dell’obesità come malattia cronica,
  • promozione delle linee guida,
  • pieno accesso alla cure e ai trattamenti farmacologici,
  • realizzazione delle reti regionali di assistenza,
  • particolare attenzione all’obesità dei minori e di genere.

Come associazione di tutela dei diritti delle persone con obesità, insieme a tutti i rappresentati del mondo scientifico – aggiunge Zani – lanciamo un appello ai nuovi parlamentari italiani, affinché non venga abbandonata la strada tracciata della vecchia legislatura». «Le persone con obesità hanno il diritto di vivere una vita sociale, educativa, lavorativa, sanitaria alla pari delle persone senza obesità – si unisce e conclude Andrea Lenzi, Coordinatore Italia dell’Obesity Policy Engagement Network (Open) – e ciò deve essere considerato l’obiettivo primario, sul piano socio-culturale, ma anche sanitario delle azioni di governo a livello nazionale e regionale».