Un recente studio statunitense ha indagato la relazione tra consumo di vitamina D e Omega-3 derivati da pesce nel ridurre il rischio di sviluppare patologie autoimmuni, in particolare artrite reumatoide, polimialgia reumatica, autoimmunità alla tiroide e psoriasi. Ampio il campione preso in esame, composto da 25.871 partecipanti, 12.786 uomini over 50 e 13.085 donne over 55 al momento dell’arruolamento. Interessante anche la composizione di etnie: la maggioranza dei partecipanti è di origine ispanica (18.046), 5106 è di colore e i restanti 2152 appartengono a etnie varie. Il 18% ha dichiarato di avere una malattia autoimmune da prima dello studio.
I partecipanti del gruppo di studio che ha utilizzato la vitamina D hanno assunto colecalciferolo in dose di 2000 IU/giorno, mentre quelli che sono stati assegnati al gruppo “Omega-3” hanno assunto una capsula al giorno contenente 460 mg di acido eicosapentaenoico e 380 mg di acido docosaesaenoico. In entrambi i casi vi erano gruppi di controllo che hanno assunto un placebo. L’assunzione è proseguita per almeno 5 anni.
I risultati dello studio
Per quanto riguarda l’assunzione di vitamina D, nel gruppo di studio 123 partecipanti hanno sviluppato una malattia autoimmune nei 5 anni di follow-up, contro 155 nel gruppo di controllo. Per quanto riguarda invece gli Omega-3, 130 soggetti del gruppo di studio hanno sviluppato una malattia autoimmune, contro i 148 del gruppo di controllo. Questi dati ci dicono che l’assunzione della sola vitamina D in modo continuativo negli anni riduce il rischio di ammalarsi di autoimmunità del 22%, mentre i soli Omega-3 del 15%. Tuttavia, la significatività dal punto di vista statistico non è confermata almeno per il ruolo degli Omega-3 nel proteggere dalle malattie autoimmuni: in questo ambito servirebbero ulteriori approfondimenti.
Questo studio randomizzato, controllato e in doppio cieco è pubblicato sulla rivista British Medical Journal. Gli autori hanno però intenzione di continuare a seguire i soggetti dello studio per verificare cosa succede nel tempo e anche quali effetti ha la vitamina D sui sintomi delle malattie autoimmuni. C’è poi l’idea di ripetere lo studio su una popolazione più giovane.
Il ruolo della vitamina D come modulatore del sistema immunitario è noto: questa sostanza regola l’espressione di parecchi geni, molti dei quali hanno a che fare con il sistema immunitario innato o acquisito. Inoltre tanto i linfociti T e B che i macrofagi presentano moltissimi recettori per la vitamina D sulla propria membrana. Questa vitamina sembra avere un ruolo importante nell’inibire la produzione da parte dei linfociti B di auto-anticorpi e nel promuovere la differenziazione dei monociti in macrofagi, sopprimendo le citochine infiammatorie. E sappiamo che l’infiammazione è una delle componenti delle malattie autoimmuni. Insomma, i risultati di questo studio sono in linea con precedenti osservazioni, il che ne rinforza la veridicità. Un altro esito interessante è che la supplementazione con vitamina D sembra essere più efficace in persone con basso indice corporeo, forse perché questa è una sostanza liposolubile: il grasso del corpo potrebbe diluirla e ridurne l’effetto. Occorre tenere in considerazione di questo aspetto quando si decide di somministrare vitamina D ai propri pazienti.
Fonte:
- Hahn J, Cook N R, Alexander E K, Friedman S, Walter J, Bubes V et al. “Vitamin D and marine omega 3 fatty acid supplementation and incident autoimmune disease: VITAL randomized controlled trial” BMJ 2022; 376 :e066452 doi:10.1136/bmj-2021-066452