I PFAS, acronimo di sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate, sono fra i potenziali responsabili dell’aumento dei livelli colesterolo nel sangue. L’evidenza segue ad uno studio condotto in regione Veneto, dall’Università di Padova, pubblicato su Toxicology Reports, che spiegherebbe la crescente incidenza del fenomeno nella popolazione territoriale.

Contaminazioni dannose

Esisterebbe una relazione, diretta e importante, tra l’esposizione a PFOS (acido perfluoroottansulfonico) e PFOA (acido perfluoroottanoico), due dei composti della famiglia dei PFAS, e l’aumento dei livelli di colesterolo nel sangue.

A comprovare il legame è uno studio sperimentale di ricercatori di Padova, guidati dal Professor Carlo Foresti, che dimostrerebbe, dati ematochimici alla mano, livelli di colesterolo più che doppi nella popolazione veneta, specificatamente di età compresa 35-75 anni, rispetto alla popolazione generale, in percentuali pari al 57% vs 22%.

La ragione? La maggiore esposizione della cittadinanza ai PFAS, sostanze altamente contaminanti e rilevate in elevata concentrazione in questo territorio. 

Il meccanismo

L’informazione fornita dallo studio è rilevante e costituisce un importante spunto per interventi mirati e prioritari. I PFAS, emerge dallo studio, sarebbero in grado di interagire/interferire con la membrana delle cellule del fegato, impedendo il normale processo di assorbimento di colesterolo, da cui il sensibile aumento dei livelli circolanti rilevabili nel sangue.

I ricercatori stimano che l’effetto possa essere dovuto a una ridotta plasticità della membrana cellulare che impedisce la corretta funzionalità di tutti quei meccanismi di captazione del colesterolo, ovvero innescando una disfunzione epatica cellulare indotta che giustificherebbe l’ipercolesterolemia osservata nella popolazione veneta.

I provvedimenti sono necessari: il colesterolo è responsabile dell’insorgenza di patologie di elevato impatto, una su tutte le cardiopatie ischemiche, in cui l’ipercolesterolemia è il principale fattore di rischio, e altamente letale. Si posiziona, infatti, al primo posto per mortalità fra le malattie cardiovascolari, precedendo fumo di sigaretta, diabete, ipertensione e obesità. Dati del Ministero della Salute, attestano che le malattie cardiovascolari in genere sono responsabili del 34,8% di tutti i decessi (31,7% nei maschi e 37,7% nelle femmine).

Il commento dell’esperto

È indispensabile limitare presenza e azione dei PFAS.«Indipendentemente da quanto rilevato nella popolazione Veneta ad elevata esposizione a queste sostanze – dichiara Foresta – l’abbattimento dei livelli di PFAS tanto nell’ambiente quanto nel sangue, è una priorità non trascurabile per la tutela della salute pubblica. I dati del nostro studio si sommano alle evidenze associate alle implicazioni di esposizione ai PFAS e ormai ampiamente riconosciute a livello internazionale».

Fonte

Sabovic I, Lupo MG, Rossi I et al. Legacy perfluoro-alkyl substances impair LDL-cholesterol uptake independently from PCSK9-function. Toxicology Reports, 2023, 11:288-294. Doi: 10.1016/j.toxrep.2023.09.016.