Una revisione di studi su probiotici per la prevenzione delle infezioni da Clostridium difficile suggerisce che i probiotici assunti per brevi periodi, unitamente a terapia antibiotica, sono sicuri ed efficaci per prevenire la diarrea associata a Clostridium difficile (Cdad) in pazienti non immunocompromessi o debilitati.
Gli antibiotici disturbano il microbiota gastrointestinale e questo può determinare una ridotta resistenza agli agenti patogeni come Clostridium difficile. I probiotici, se somministrati in quantità adeguate, possono rappresentare un beneficio per la salute dell’ospite.
Alcuni ricercatori associati al Bastyr University Research Institute (Kenmore, WA, Usa) hanno effettuato una revisione della letteratura con l’obiettivo di valutare l’efficacia e la sicurezza dei probiotici nella prevenzione della diarrea associata a Clostridium difficile (Cdad) in adulti e bambini.
Le ricerche sono state fatte nelle banche dati biomediche PubMed, Embase, Central e in Cochrane Ibd (Cochrane Ibd Group Specialized Register). Inoltre è stata condotta una vasta ricerca sulla letteratura grigia.
Sono stati individuati e considerati per l’inclusione tutti gli studi clinici randomizzati e controllati che hanno indagato i probiotici (qualsiasi ceppo, qualsiasi dose) per la prevenzione della diarrea associata a Clostridium difficile o dell’infezione da C. difficile.
I dati sono stati processati da due autori indipendentemente.
Quale principale misura di risultato (outcome primario) è stata scelta l’incidenza di diarrea da Clostridium; mentre gli esiti secondari includevano:
- C. difficile nelle feci,
- eventi avversi,
- diarrea associata agli antibiotici (Aad),
- durata della degenza ospedaliera.
Sono state fatte varie altre valutazioni e nel report sono stati dettagliati i passaggi e le modalità di processamento, statistiche e le analisi di sensibilità, eterogeneità e qualità. Fra le altre modalità note di presentare i risultati ricordiamo il Grade messo a punto dall’omonimo gruppo di lavoro (Grading of Recommendations, Assessment, Development and Evaluation) e finalizzato a stabilire la qualità delle evidenze scientifiche (veramente basso, basso, moderato, alto).
I requisiti di ammissibilità nella revisione sono stati rispettati da 39 studi (9.955 partecipanti); 27 studi sono stati considerati a elevato o dubbio rischio di bias. Un’analisi dei casi in cui i partecipanti hanno completato lo studio (31 studi, 8672 partecipanti) suggerisce che i probiotici riducono il rischio di Cdad del 60%. L’incidenza di Cdad è stata dell’1,5% (70/4525) nel gruppo probiotico rispetto al 4,0% (164/4147) nel gruppo placebo o in nessun gruppo di controllo (RR 0.40, IC95% fra 0,30 e 0,52, Grade = moderato).
Gli autori propongono una serie di valutazioni articolate per sottogruppi che possono essere visionate nel report.
Dati raccolti dalla revisione di studi su probiotici per prevenire le infezioni da Clostridium difficile
Più il rischio di diarrea da Clostridium al basale era elevato, maggiore era la significatività del risultato. Tra gli studi con rischio basale maggiore al 5% l’incidenza di Cdad nel gruppo probiotico è stata del 3,1% (43/1370) verso l’11,6% (126/1084) nel gruppo di controllo (13 studi, 2.454 partecipanti, RR 0,30, IC95% fra 0,21 e 0,42; Grade = moderato).
Per quanto riguarda il rilevamento di C. difficile nelle feci, i risultati di 15 studi (1.214 partecipanti) non hanno mostrato una riduzione dei tassi di infezione.
Gli eventi avversi sono stati valutati in 32 studi (8.305 partecipanti) e dall’analisi dei dati emerge che i probiotici riducono il rischio di eventi avversi del 17% (RR 0,83, IC95% fra 0,71 e 0,97; Grade = molto basso).
In entrambi i gruppi di trattamento e di controllo gli eventi avversi più comuni sono stati:
- crampi addominali,
- nausea,
- febbre,
- feci molli,
- flatulenza,
- disturbi del gusto.
Conclusioni sulla revisione di studi su probiotici per prevenire le infezioni da Clostridium difficile
Gli autori della revisione concludono quindi osservando che sulla base della revisione sistematica e meta-analisi di 31 studi randomizzati e controllati (8.672 pazienti) l’evidenza (di un grado moderato) suggerisce che i probiotici sono efficaci per prevenire la Cdad (Nntb = 42 pazienti, IC95% fra 32 e 58). Le analisi per sottogruppi finalizzate a esplorare l’aterogenicità hanno inoltre evidenziato che i probiotici sono efficaci con un rischio di Cdad al basale >5% (Nntb = 12, evidenza moderata). Per quanto riguarda la sicurezza, infine, si può osservare che ci sono stati più eventi avversi tra i pazienti nei gruppi di controllo.
L’assunzione a breve termine dei probiotici in pazienti che non sono immunocompromessi o gravemente debilitati sembra quindi essere sicura ed efficace quando avviene unitamente agli antibiotici.
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