Costanza e durata del trattamento sono fattori determinanti per il conseguimento di risultati soddisfacenti, così come la possibile associazione di prodotti per uso topico alla terapia orale, soprattutto nei periodi di maggiore intensità dei disturbi circolatori. In linea generale per il trattamento delle problematiche a carico dell’apparato circolatorio, come l’insufficienza venosa e le varici, si utilizzano le cosiddette piante “vasoattive”, capaci di migliorare il tono venoso, ridurre la fragilità capillare, aumentare la contrattilità dell’apparato fibroelastico delle pareti venose e diminuire la permeabilità della parete vascolare (azione vitamino-P simile), determinando così una riduzione della sintomatologia, dell’edema e dell’infiammazione locale.
Centella e vite rossa per ridurre il danno strutturale
Nota soprattutto per la sua efficacia tra gli integratori naturali indicati in caso di cellulite, la centella (Centella asiatica L.) rappresenta una tra le piante medicinali più utilizzate nei disturbi venosi, attiva nello stimolare la rigenerazione dei tessuti cutanei e sottocutanei, producendo un miglioramento del tono e dell’elasticità della parete venosa. L’effetto è legato a una stimolazione della produzione di collagene − sostanza indispensabile per un normale processo di riparazione della cute, nonché costituente fondamentale della struttura della parete vasale − che determina un miglioramento della riepitelizzazione e una normalizzazione del tessuto connettivo perivascolare, favorendo così il mantenimento del tono e dell’elasticità della parete vascolare venosa. Attraverso una riduzione della stasi ematica e della permeabilità dell’endotelio vasale (azione antiedematosa), la centella stimola il ripristino del normale equilibrio fra circolazione capillare/ venosa e trofismo tissutale. Assunta periodicamente a scopo preventivo e di mantenimento, la centella permette inoltre di prevenire la comparsa di nuove varici. I principi attivi sono localizzati nella frazione triterpenica della droga – rappresentata dalla parte epigea della pianta – e consistono principalmente nell’asiaticoside e due acidi triterpenici (acido asiatico e madecassico). Indicata pertanto nel trattamento delle varici, della sintomatologia a esse associata (pesantezza, prurito, edema, dolore, crampi notturni) e nella prevenzione delle complicanze, la centella può essere utilizzata come estratto secco (titolato in derivati triterpenici totali min.5%) alla dose consigliata di 1 capsula, per due volte al giorno al mattino e nel primo pomeriggio.
Anche l’azione della vite rossa (Vitis vinifera L.) consente di intervenire efficacemente sul tono venoso, sulla fragilità capillare e sull’elasticità cutanea grazie a un’azione stabilizzante su collagene ed elastina. Tra i componenti attivi del fitocomplesso – insieme a flavonoidi e composti stilbenici (resveratrolo) – vi sono le proantocianidine, capaci di prevenire l’aumento della permeabilità vascolare e preservare l’integrità delle membrane cellulari, contrastando il danno da radicali liberi, inevitabilmente presenti in concomitanza a stati infiammatori dei tessuti.
Ippocastano e rusco per ripristinare la tonicità vascolare
Tra gli obiettivi di un’integrazione con un fitoterapico, nel caso delle varici, spicca sicuramente la necessità di aumentare il tono della parete venosa, così da contrastare la dilatazione rafforzando le pareti delle vene. Normalizzando la permeabilità della parete vasale e riducendo l’edema, si ottiene peraltro un netto miglioramento dei sintomi. Vasoprotettiva, antiessudativa e antiedemigena è l’azione del fitocomplesso dell’ippocastano; capace di ridurre l’adesione dei globuli bianchi alla parete venosa in presenza di sofferenza endoteliale, questa pianta può contribuire a contrastare l’infiammazione del vaso venoso e dei tessuti perivascolari, intervenendo sull’edema sottocutaneo e sulle alterazioni strutturali dei tessuti di sostegno del vaso venoso (azione capillaroprotettrice). Alla base dell’efficacia del fitocomplesso dell’ippocastano – oltre ai flavonoidi, agli steroli e ai tannini – vi è l’escina, una saponina triterpenica. Il dosaggio viene indicato dalla Commissione E tedesca, come corrispondente a un apporto giornaliero complessivo di 50-150 mg di escina, da suddividere in due somministrazioni, al mattino e nel primo pomeriggio.
Anche il rusco (Ruscus aculeatus L.) deve al suo contenuto di una miscela di saponine steroidee – le ruscogenine – la sua capacità di esercitare un’attività antiflogistica e vasocostrittrice periferica. Questa pianta ha un effetto duplice, che provoca vasocostrizione a livello delle venule, ma esercita anche un’azione anti-elastasi – enzima liberato dai globuli bianchi migrati nei tessuti perivascolari, responsabile della distruzione dell’elastina presente nei tessuti di sostegno e, quindi, della compromissione della stabilità del vaso venoso – che porta al rafforzamento della struttura della parete dei vasi e alla riduzione della permeabilità endoteliale. Sempre secondo la Commissione E, la posologia media giornaliera corrisponde a 7-11 mg di ruscogenine totali. Tra gli estratti disponibili, vi sono estratto secco e tintura madre. Consigliabile anche in decotto (al 6%), 2-3 tazze al dì.
Stefania La Badessa