Un minimo sforzo fisico per guadagnare in salute e qualità di vita. Che camminare faccia bene, con benefici riscontrabili sull’intera popolazione indipendentemente dall’età, è ampiamente dimostrato. Che possa, però, rispondere a specifici bisogni di salute potrebbe essere una “novità”.

Un recente studio dell’americana Iowa State University, pubblicato sul Journal of Cardiovascular Development and Disease, farebbe rilevare una correlazione fra aumento del numero di passi e riduzione di rischi cardiovascolari in un cluster di soggetti anziani ipertesi.

Una strategia a basso conto e ad elevato benefico

Potrebbero essere sufficienti tremila passi in più, puntando a una quota giornaliera di 7 mila passi anziché le canoniche 4 mila falcate per 5 giorni a settimana, per favorire in persone/pazienti ipertesi di età compresa fra 68 e i 78 anni, un miglioramento della condizione pressoria rendendola non solo più stabile ma anche più in target ai valori normali, quindi contenendo rischi importanti, primi fra tutti l’ictus, possibile conseguenza di stati ipertensivi.

È quanto farebbe osservare uno studio pilota americano ancora su piccoli numeri – 21 anziani sedentari (73 ± 5 anni) con ipertensione (13 donne, 8 uomini) – a braccio singolo, della durata di 20 settimane. Lo studio in due fasi prevedeva nelle prime 10 settimane una assistenza finalizzata a indurre un cambiamento nelle abitudini comportamentali dei pazienti arruolati e nelle dieci successive fino al raggiungimento della 20 settimana, conclusiva dello studio una assistenza minima per favorire l’automantenimento degli obiettivi raggiunti.

Finalità dello studio era, appunto, valutare l’associazione del binomio numero di passi e impatto pressorio, dotando i partecipanti di un kit con contapassi, misuratori di pressione e diari per registrare la passeggiata quotidiana. Obiettivo: raggiungimento dei settemila passi quotidiani raccomandati dall’American College of Sport Medicine. I partecipanti sono stati così invitati a indossare il contapassi per ≥10 ore per almeno il 97% dei giorni sull’arco delle 20 settimane Diciannove partecipanti (91%) hanno completato entrambe le valutazioni a 10 e 20 settimane.

I risultati

Nel periodo di attività i partecipanti hanno aumentato significativamente la media dei passi/giorno da 3.899 ± 2.198 al basale a 6.512 ± 2.633 a 10 settimane e 5.567 ± 2.587 a 20 settimane. In buona sostanza, a fine studio si è registrata una diminuzione della pressione sistolica e diastolica, rispettivamente di sette e quattro punti, passando cioè da 137 ± 10 a 130 ± 11 mm Hg, p < 0,001 in caso di pressione arteriosa sistolica e da 81 ± 6 a 77 ± 6 mm Hg, p = 0,01 per la diastolica.

La risposta è stata coerente sia in 8 partecipanti in terapia con farmaci antipertensivi, sia nei restanti 13 non sottoposti ad alcun trattamento. In altri studi di letteratura pari risultati termini si traducevano in una riduzione del rischio relativo di mortalità dell’11% per tutte le cause, del 16% per mortalità cardiovascolare, del 18% per rischio di malattie cardiache e del 36% per ictus. 

In conclusione

Le prime ipotesi farebbero suppore che un intervento sulla correzione della camminata, altamente sostenibile per il paziente e per il sistema, con un impatto minimo in termini di spesa economica, di impegno giornaliero e di fatica, incide in maniera significativa sulla riduzione della pressione sanguigna negli anziani con ipertensione.

Dati molto preliminari che dovranno essere confermati da studi randomizzati e controllati più ampi con  gli auspici attesi, tenuto conto di un assetto demografico in costante invecchiamento e dunque di una popolazione pluripatologica, dove le malattie cardiovascolari e le implicazione associate occupano una porzione predominante.

Fonte: Lefferts EC, Saavedra JM, Song BK et al. Increasing lifestyle walking by 3000 steps per day reduces blood pressure in sedentary older adults with hypertension: results from an e-health pilot study. Journal of Cardiovascular Development Disease, 2023, 10(8), 317. Doi: https://doi.org/10.3390/jcdd10080317