Lo studio
La dottoressa Michela Barichella, responsabile dell’Unità operativa semplice di Nutrizione Clinica dell’ASST Gaetano Pini-CTO, e altri specialisti (tra cui il prof. Gianni Pezzoli, Presidente della Fondazione Grigioni), hanno condotto a partire da aprile 2017 a gennaio 2018 uno studio pragmatico, bicentrico, randomizzato (1:1).
Sono stati presi in esame 150 pazienti ricoverati per un periodo di 30 giorni e sottoposti a MIRT (Multidisciplinar Intensive Rehabilitation Treatment), un protocollo cognitivo-motorio multidisciplinare che coniuga l’approccio frontale con il fisioterapista all’utilizzo di device (ad esempio tapis roulant e realtà virtuale) e stimoli esterni visivi e uditivi. I pazienti coinvolti nello studio avevano un’età media di 67 anni ed erano di entrambi i sessi, cognitivamente integri e affetti da Malattia di Parkinson o parkinsonismo.
In aggiunta alla dieta, alcuni soggetti hanno assunto due volte al giorno un integratore alimentare a base di proteine del siero di latte arricchito con leucina, calcio e vitamina D (già prescritto a pazienti colpiti da sarcopenia). L’integratore era somministrato in polvere da sciogliere in acqua; nel caso di pazienti disfagici per i liquidi, la soluzione veniva addensata.
Risultati
I soggetti sottoposti a supplementazione hanno mostrato miglioramenti significativi: in un percorso di 6 minuti, coloro che avevano assunto l’integratore hanno percorso 18 metri in più, una distanza superiore del 25% rispetto ai pazienti non trattati. È stato riscontrato anche un evidente miglioramento della forza e del tono muscolare.
Durante lo studio, in entrambi i gruppi è stata dosata anche la vitamina 25 OH D, sia all’ingresso sia in dimissione. Questo ha permesso di ottenere un ulteriore dato, come sottolinea la dottoressa Barichella: “Un’evidenza, se vogliamo, secondaria dello studio è l’aver avuto una prova scientifica che durante il ricovero i livelli di vitamina D scendono drasticamente, perché i pazienti vivono al chiuso anche nelle ore di luce. Una dieta che integri e sopperisca a questa mancanza è utile a tutti i pazienti, in special modo quelli fragili”.
A tale proposito, la dottoressa evidenzia come i malati di Parkinson debbano aderire a un regime alimentare specifico, che tenga conto di diversi fattori.
Anzitutto, la levodopa ha un assorbimento competitivo con le proteine del pasto, la cui quota proteica va spostata alla sera: a pranzo, quindi, carboidrati e vegetali e la sera una cena a base di carne, pesce, uova, formaggi o legumi. Nella determinazione della dieta dei malati di Parkinson, inoltre, occorre tenere in considerazione anche altri fattori come la stitichezza o la disfagia.
Caratteristiche della malattia di Parkinson
La malattia di Parkinson (o morbo di Parkinson) è una patologia neurodegenerativa che origina da un’importante diminuzione nella produzione di dopamina (il neurotrasmettitore che regola numerose funzioni dell’organismo, come il controllo del movimento) a seguito della degenerazione dei neuroni dopaminergici di una particolare zona del cervello, la substantia nigra.
Tra i sintomi principali rientrano: rigidità muscolare, bradicinesia (lentezza dei movimenti), tremori a riposo e instabilità posturale, che spesso si presentano in modo asimmetrico, colpendo maggiormente un lato del corpo rispetto all’altro.
L’eziologia della malattia non è ancora chiara. È ipotizzata la concomitanza di fattori genetici (le alterazioni di alcuni geni sono associate all’insorgenza di Parkinson) e ambientali, in particolare l’esposizione a determinate sostanze tossiche come pesticidi e metalli pesanti.
La malattia di Parkinson è diffusa in tutti i paesi, senza distinzione geografica o etnica. L’età d’esordio è intorno ai 60 anni, nel 5% dei pazienti può insorgere precocemente, tra i 21 e i 40 anni.