La salute cognitiva nell’invecchiamento, gli aspetti clinici, i fattori determinanti e il ruolo della genetica, l’importanza degli stili di vita sono stati alcuni dei temi centrali del volume, “Vecchiaia e salute cognitiva. Un impegno umano, clinico e sociale”, un’antologia curata di Marco Trabucchi, edita da Il Mulino, presentata il 26 giugno scorso a Roma nella Sala Tevere della Regione Lazio.
L’evento, organizzato da Apertamente Srl in collaborazione con Fondazione Longevitas e con il contributo non condizionante di Biodemia, è stato l’occasione per riflettere sui temi della salute cognitiva delle persone e di quell’insieme complesso di fattori che concorrono a determinarla.
In un Paese come l’Italia, primo in Europa e secondo a livello globale dopo il Giappone per longevità, il tema dell’invecchiamento in salute e quindi la prevenzione di fattori di rischio, risulta cruciale per molteplici aspetti: sociali, sanitari ma anche di sostenibilità economica.
L’invecchiamento in salute è un processo complesso che poggia su un mix di fattori in buona parte modificabili e che può quindi essere influenzato da una serie di ‘buone pratiche’.
La legge della Regione Lazio sull’invecchiamento attivo
È proprio da queste basi che nel 2021 la Regione Lazio ha approvato e finanziato una legge regionale sull’invecchiamento attivo, nella consapevolezza che l’inclusione e il coinvolgimento degli anziani nella vita della comunità rappresenti un elemento cardine per l’invecchiamento in salute ha ricordato Mariella Tidei, Consigliera Regionale e prima firmataria della legge.
La Consigliera ha illustrato anche l’iniziativa, promossa dalla Regione, relativa all’istituzione di un fondo per risarcire gli anziani rimasti vittime di truffe (con ISEE inferiore ai 20mila euro l’anno), fenomeno questo che ha colpito oltre 100mila soggetti nel 2022.
A ricordare l’importanza di questo volume, per il suo approccio multidisciplinare che contempla aspetti sanitari, sociali e organizzativi è stata Ornella Guglielmino, della Direzione Inclusione Sociale della Regione Lazio, che ha sottolineato quanto fattori di rischio e fragilità sociale impattino sull’invecchiamento in salute evidenziando quindi l’esigenza di puntare a politiche integrate che forniscano risposte in una logica olistica, di complementarietà e quindi anche di prevenzione.
I numeri del declino cognitivo in Italia
In Italia il declino cognitivo – inteso come una progressiva perdita dell’autonomia cerebrale, che va dalla perdita di memoria a una graduale e progressiva riduzione di altre funzioni: dalla capacità progettuale e di relazione con le persone fino alla demenza conclamata e grave, alla perdita di autonomia anche motoria e della capacità di riconoscersi e di riconoscere gli altri – colpisce 2 milioni di anziani, ma si può prevenire con un invecchiamento in salute.
«L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno inarrestabile nel nostro paese. In questo scenario è fondamentale che l’impegno comune, sul piano clinico, sociale e culturale, sia in grado di governare il sistema in modo che questo fenomeno non pesi sul singolo, con un carico di sofferenza, sul nucleo familiare, e allo stesso tempo sulla collettività. La medicina è in questo momento al servizio di una grande idea, cioè quella di fare in modo che gli anziani vivano sempre meglio e che il fenomeno dell’invecchiamento non danneggi la comunità, ma la migliori. Rispetto al declino cognitivo, il rischio genetico può essere ampiamente controllato in molte persone (anche se non nella totalità dei casi) da una serie di atteggiamenti clinico-culturali. È la clinica che ha il compito di governare questi aspetti, che devono essere considerati aspetti propriamente clinici: oggi un medico che curi gli anziani, senza preoccuparsi delle sue relazioni e della sua attività fisica, è come se non si occupasse della sua dieta e del suo cuore» ha sostenuto Marco Trabucchi, Past President AIP – Associazione Italiana Psicogeriatria.
La solitudine, un importante fattore di rischio
Puntando l’attenzione sui fattori che possono rendere la vita dell’anziano meno sana rispetto alle funzioni cognitive e alla loro perdita, il libro illustra come prevenire in maniera realistica la comparsa del disturbo cognitivo.
Fondamentale nella prevenzione è il contrasto, anzitutto, alle situazioni personali che possono indurre alla perdita di funzioni cognitive.
La solitudine, di cui spesso sono vittime gli anziani, rappresenta un fattore di rischio importantissimo, ha ricordato Diego De Leo, Presidente dell’AIP – Associazione Italiana di Psicogeriatria, che ha curato proprio il capitolo del volume sul tema, sottolineando che la solitudine è una percezione, un sentimento che non va confuso con l’isolamento sociale. Anche se spesso sottovalutata, la solitudine impatta drammaticamente sulla vita delle persone, accorciandone significativamente anche la durata fino al 25-26%, al pari di patologie gravi come l’obesità o il tabagismo…
Si tratta peraltro di una condizione che predispone alla depressione, sovente associata al suicidio, e che favorisce l’insorgenza di patologie cardiovascolari, diabete, tumori, infarto, fragilità…
Buone pratiche per invecchiare in salute
Altrettanto determinanti per un invecchiamento in salute sono gli stili di vita, come l’attività fisica, l’attitudine relazionale in genere, e l’alimentazione, che dovrebbe andare nella direzione di contrastare l’eccesso di peso e la disidratazione, riducendo il più possibile alcol e grassi, e allo stesso tempo la sarcopenia, cioè la riduzione del muscolo e della sua forza.
Non meno importante però è anche la cura e prevenzione di tutte quelle malattie che possono contribuire a loro volta alla comparsa del declino cognitivo, che, sebbene avendo sempre una base di tipo genetico, è fortemente governata da fattori psico-sociali e, appunto, clinici, ovvero malattie come quelle cardiovascolari, il diabete, la bpco. A questi fattori si aggiungono poi altri determinanti sociali, come le condizioni socio-economiche (la povertà è un forte elemento strettamente interconnesso agli altri), e il contesto urbano.
«Quello del declino cognitivo, e dei fattori connessi, è un fenomeno che impatta gravemente sulla prospettiva, che dobbiamo promuovere, di un invecchiamento in salute. È un insieme complesso e carico di interazioni, che va governato in modo coordinato, con un approccio che veda l’accompagnamento alla vecchiaia delle persone come un insieme non segmentabile di aspetti clinici, sociali e culturali. Questo ci richiama a un’idea di salute e di invecchiamento che non ha a che fare solo con aspetti strettamente sanitari, ma con l’idea di una convergenza di diversi ambiti d’impegno, dove è un insieme di pratiche a promuovere una terza e quarta età in salute, dalla prevenzione, alla promozione dell’invecchiamento attivo, dell’attività fisica a ogni età, dei sani stili di vita, dell’alfabetizzazione sanitaria, del contrasto a tutti quei pregiudizi nei confronti degli anziani, noti come ‘ageismo’, che ne limitano il ruolo politico e sociale e il contributo alla comunità» ha concluso Eleonora Selvi, Presidente della Fondazione Longevitas, promotore del Manifesto Europeo contro l’Ageismo, firmato da 21 società scientifiche e perfettamente in linea con lo spirito di questo volume.