Una dose personalizzata sulla gravidanza. Lo studio clinico Vitamin D Antenatal Asthma Reduction Trial (VDAART), che ha riesaminato i dati raccolti in 15 anni, “adattandoli” a una nuova stratificazione rispetto a quanto prodotto in due precedenti analisi del 2016 e del 2020, sembra dimostrare la capacità della Vitamina D, assunta giornalmente a dosi specifiche nella mamma in dolce attesa, di ridurre le probabilità di sviluppo nel neonato e nel bimbo in crescita di asma e/o respiro sibilante.

Lo studio ad opera di ricercatori del Brigham and Women’s Hospital di Londra (UK), è stato pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology.

Una dose da hoc

4.400 unità internazionali (UI) di vitamina D con assunzione giornaliera lungo tutta la gravidanza. Una quantità maggiorata, rispetto alle dosi consigliate di 400 UI, utile e ottimale, secondo la recente revisione del trial clonico VDAART, per contrastare il rischio nel nascituro e nella fase di sviluppo di manifestare asma e/o respiro sibilante.

Due condizioni cliniche frequenti nell’età pediatrica: l’asma di vecchia e/o nuova diagnosi sarebbe infatti rilevata e presente nel 20% dei bambini a sei anni mentre soffrirebbe di respiro sibilante quotidiano il 40% dei bambini con tre anni di età. Ad asserirlo le conclusioni di ricercatori inglesi che hanno tirato le somme dopo la disamina dei dati di due precedenti pubblicazioni, sempre inerenti VDAART.

Lo studio attuale ha coinvolto donne tra la decima e la diciottesima settimana di gestazione con storia familiare di allergie o asma, di cui metà candidata a ricevere 4.400 UI di vitamina D, oltre alla dose standard di 400 UI, l’altra un placebo e la dose standard.

La nuova stratificazione dei dati basata sul livello di vitamina D nel gruppo di controllo, operata dai ricercatori inglesi, avrebbe permesso di osservare una riduzione del 50% dei casi di asma e respiro sibilante nei figli di donne in trattamento con alte dosi di vitamina D in gravidanza rispetto al placebo. Inoltre, come diretta conseguenza all’integrazione di vitamina D, sarebbe emersa anche una diminuzione dei livelli sierici totali di IgE e migliore funzionalità polmonare, a vantaggio dei piccoli nati da questa popolazione di pazienti.

In sostanza, lo studio supporta e i ricercatori raccomanderebbero il dosaggio “ottimale” di vitamina D integrato in gravidanza, quale strategia preventiva e a basso costo contro l’asma infantile, suggerendo nel prosieguo nuove sperimentazioni ad hoc.

Cosa dice AIFA 

Non suggerisce alcuna specifica integrazione di vitamina D in gravidanza, indicando in 600 UI al giorno il dosaggio ottimale, anche durante l’allattamento.

Si ricorda che i livelli di vitamina D si misurano nel sangue attraverso la ricerca di 25-idrossi-vitamina D, dove il livello soglia per iniziare la terapia è di 10-12 ng/mL o 25-30 nnmol/L.

La vitamina D, autoprodotta dall’organismo a livello cutaneo con l’esposizione solare o stimolata con la dieta da pochi alimenti, è essenziale per la salute di ossa e denti, e svolge un ruolo importante in caso di malattie autoimmuni, tra queste la tiroidite di Hashimoto, la sclerosi multipla, il Lupus Eritematoso Sistemico, la psoriasi e l’artrite reumatoide.

Fonte

Weiss ST, Mirzakhani K, Carey VJ et al. Prenatal vitamin D supplementation to prevent childhood asthma: 15-year results from the Vitamin D Antenatal Asthma Reduction Trial (VDAART). The Journal of Allergy and Clinical Immunology, 2023, 16:S0091-6749(23)01254-X doi: 10.1016/j.jaci.2023.10.003