Nonostante le sue molteplici proprietà, la curcuma ha sempre dovuto fare i conti con una difficoltà non indifferente: la scarsa biodisponibilità della curcumina, il suo principio attivo. Per ottenere un effetto quantificabile, quindi, occorre aumentare molto il dosaggio o lavorare la materia prima per aumentarne la biodisponibilità orale.
Un team di ricercatori della University of South Australia ha elaborato una nuova modalità di assunzione mediante nanoparticelle, che sembra incrementare la biodisponibilità orale della curcumina del 117%.
Studi clinici hanno dimostrato che composti contenenti curcumina sono in grado di rallentare la neurodegenerazione e addirittura di invertire il processo.
Il professor Xin-Fu Zhou, neuroscienziato co-autore dello studio, spiega che questa nuova formulazione potrebbe avere risvolti positivi per la ricerca sulla malattia di Alzheimer: “La curcumina è un composto in grado di arrestare il processo ossidativo e l’infiammazione, fattori entrambi presenti nella malattia di Alzheimer, oltre ad supportare la rimozione delle placche amiloidi.”
La medesima formulazione sembra essere efficace anche per bloccare l’insorgenza dell’herpes genitale, patologia per la quale la curcumina deve essere maggiormente assorbibile. Le donne, in generale, sono più soggette a infiammazioni vitali e batteriche dell’apparato genitale. La curcumina può ridurre l’infiammazione e bloccare l’infezione da herpes genitale (HSV-2), aiutando a prevenire l’infezione da HIV nelle donne.
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