Attività ricreative di tipo mentale, fisico o sociale sembrano agire efficacemente sulla riduzione/ritardo del rischio di insorgenza di demenza per tutte le cause (ACD), malattia di Alzheimer (AD) e demenza vascolare (VD), patologie in crescita in funzione dell’invecchiamento della popolazione.
Tali conclusioni, sebbene già note, sono riconfermate da un’ampia metanalisi (“Leisure Activities and the Risk of Dementia: A Systematic Review and Meta-Analysis”) a opera di ricercatori cinesi, pubblicata su Neurology, che sottolinea come attività ricreative praticate per divertimento, benessere e/o per socialità rappresentino un valore aggiunto nella prevenzione delle malattie cognitive/neurodegenerative.
Background
Le attività ricreative possono in qualche misura favorire il ritardo di comparsa di forme di demenza? Con quale impatto? Generano benefici superiori le attività ricreative mentali, fisiche o sociali? Sulla base di questi quesiti ricercatori cinesi hanno avviato una revisione sistematica e una meta-analisi degli studi presenti in letteratura nei database Cochrane, PubMed, Embase e Web of Science, con l’intento di identificare e estrapolare studi longitudinali che avessero analizzato il binomio di causa effetto tra attività ricreative e demenza.
Infatti, a fronte dei benefici riconosciuti alle attività ricreative verso la prevenzione di tumori, la riduzione della fibrillazione atriale e la percezione di un individuo del proprio benessere, esistono pareri contrastanti circa i benefici appannaggio di malattie neurodegenerative e demenze.
È stato così avviato lo studio PROSPERO che ha portato a una revisione di 38 studi clinici in tutto il mondo per un totale di oltre 2 milioni di persone coinvolte non affette da demenza. Queste sono state monitorate nel tempo, per un periodo di almeno tre anni e interrogate sulle attività ricreative svolte tramite appositi questionari o interviste. Per arrivare a valutarne i benefici, i rischi relativi (RR) e gli intervalli di confidenza (CI) al 95% sono stati raggruppati utilizzando la metanalisi degli effetti casuali.
Le macro-aree
Le attività ricreative sono state innanzitutto suddivise per tipologia:
- attività mentali, comprendenti leggere o scrivere per piacere, ascoltare la radio, giocare, suonare strumenti musicali, fare artigianato;
- attività fisiche come camminare, correre, nuotare, ballare, andare in bicicletta, praticare sport, yoga;
- attività sociali, incluse la comunicazione con gli altri, la partecipazione a una classe, l’adesione a un club sociale, il volontariato, la visita a parenti o amici, la partecipazione ad attività religiose.
Per ciascun gruppo di attività sarebbe stata osservata una riduzione del rischio per demenza pari rispettivamente al 23%, 17% e 7%. I risultati dei sottogruppi, dopo gli opportuni aggiustamenti ha fatto rilevare quanto segue in termine di RR e IC con alcune specificità per le diverse condizioni cliniche:
- attività fisiche (RR 0,83, 95% CI 0,78–0,88), cognitive (RR 0,77; 95% CI 0,68–0,87) e sociali (RR 0,93; 95% CI 0,87–0,99) associate a una diminuzione incidenza di ACD.
- attività fisiche (RR 0,87; 95% CI 0,78-0,96) e cognitive (RR 0,66; 95% CI 0,52-0,85) correlate a un ridotto rischio di AD.
- attività fisica (RR 0,67; 95% CI 0,53-0,85) minore incidenza di VD.
Durante lo studio 74.700 persone hanno sviluppato ACD, mentre si sono registrati 2.848 casi di AD e 1.423 di VD.
In conclusione
La metanalisi suggerirebbe che diverse attività ricreative di facile svolgimento nel quotidiano possono svolgere un’azione positiva anche sul cervello, riducendo il rischio di demenza. Tuttavia, in studi futuri, sarà necessario ampliare le dimensioni dei campioni e il tempo del follow-up per confermare con maggiore certezza la relazione positiva di attività ricreative, di diversa natura sullo sviluppo/riduzione delle forme di demenza.
Fonte:
- Su S, Shi L, Zheng Y, Sun Y, Huang X, Zhang A, Que J, Sun X, Shi J, Bao Y, Deng J, Lu L. Leisure Activities and the Risk of Dementia: A Systematic Review and Meta-Analysis. Neurology. 2022 Aug 10;99(15):e1651–63.