Il melograno, scientificamente noto come Punica granatum, appartenente alla famiglia delle Punicaceae, desta attenzione anche in ambito di ricerca per le sue potenziali proprietà: antiossidanti, antinfiammatorie, antidiabetiche, cardiovascolari, ipolipidiche, neuroprotettive, antibatteriche e antivirali, potenzialmente utili in numerose malattie oncologiche. Dunque, con possibilità di integrazione e supporto di cure tradizionali, laddove di interesse terapeutico. 

Le ultime evidenze sembrano fare osservare un potenziale contributo anche nella gestione di aterosclerosi e altri disturbi infiammatori. Il punto sul melograno nello studio (“An Overview of the Health Benefits, Extraction Methods and Improving the Properties of Pomegranate“) pubblicato su Antioxidants.

Nulla va sprecato

Arilli, polpa e anche buccia: tutto è “prezioso” nel melograno. Frutto ricco di ingredienti come flavonoli, antociani e tannini, gli ellagitannini possono essere ricavati dalle varie componenti.

Ad esempio, dagli arilli rossi, che rappresentano il 45-52% del peso totale del frutto, si può produrre il succo di melograno, dai semi un olio ricco di acidi grassi insaturi e dalla buccia composti bioattivi, molto salutari. Quest’ultima, elemento considerato in larga misura di scarto, da smaltire o da utilizzare come compost o in impianti di produzione di biogas, oggi viene riscoperta. 

I composti bioattivi presenti nella buccia oggi possono essere recuperati, così come altre sostanze in altri sottoprodotti del melograno. Grazie a tecniche di estrazione green, come la cavitazione idrodinamica, è possibile ricavare con maggiore velocità e in quantità superiori composti bioattivi.

La complessazione spontanea permette di ottenere ellagitannini, gallotannini e altri polifenoli con pectina, mentre, i residui dei processi estrattivi possono essere riutilizzati sotto forma di cellulosa micronizzata come ulteriore materiale di incapsulamento

L’impiego

I metaboliti del melograno e i composti bioattivi possono essere “valorizzati”, in larga misura sotto forma di integratori. Le potenziali proprietà del frutto possono essere sfruttate nella gestione di diverse patologie. 

Ad esempio, sono di rilievo gli effetti antiossidanti: il melograno sembra in grado di ridurre le specie reattive dell’ossigeno e aumentare i livelli degli enzimi antiossidanti, inibendo il fattore nucleare-κB (NF-kB) e attivando il recettore γ attivato dal proliferatore (PPAR-γ). 

In studi clinici, si osserva la riduzione di metaboliti della perossidazione lipidica (come malondialdeide, MDA) dal consumo di polifenoli del melograno e un aumento della capacità antiossidante totale (TAC) e dell’attività della paraoxonasi-1 (PON1). Inoltre, svolgerebbe un’azione antidiabetica: diversi lavori hanno dimostrato effetti positivi sull’omeostasi glicemica e in taluni studi l’integrazione con estratti di melograno avrebbe ridotto i livelli di glucosio nel sangue in diversi modelli murini di diabete.

Gli effetti di diversi tipi di estratti di melograno sul sistema cardiovascolare sono senza dubbio i più esplorati, con evidenza di efficacia anche nei contesti più drammatici, così come sembrano riconosciuti benefici nei disordini dislipidemici correlati a obesità, sindrome metabolica e malattie cardiovascolari in genere. 

Gli ellagitannini svolgerebbero azioni molto promettenti nella prevenzione e nel trattamento delle malattie neurodegenerative sia grazie ad attività antiossidanti e antinfiammatorie dirette, sia alla regolazione del metabolismo dei neurotrasmettitori

Vi sono, inoltre, evidenze positive anche per effetti neuroprotettivi, attività antibatterica con inibizione della crescita sia di germi Gram+ sia Gram-, e antivirale compreso Sars-CoV-2, un’azione antitumorale per alcune neoplasie quali prostata, mammella, pancreas, polmone, cervice e alcune linee cellulare per colon e fegato.

Nelle malattie infiammatorie

Più di recente l’attenzione si è focalizzate su alcuni studi che dimostrerebbero l’azione preventiva degli estratti di melograno in diversi tipi di malattie infiammatorie, in particolare, contro la componente infiammatoria associata alla colite ulcerosa (CU) e all’artrite reumatoide

L’integrazione con melograno avrebbe favorito un miglioramento clinico dei sintomi della CU, come incontinenza fecale, diarrea e sanguinamento rettale e nell’artrite reumatoide avrebbe fatto osservare una riduzione del numero di articolazioni gonfie, dell’intensità del dolore e della VES ematica. 

Ulteriori studi clinici hanno mostrato un abbassamento dei livelli dei marcatori pro-infiammatori, come IL-6, proteina C-reattiva ad alta sensibilità (hs-CRP) e E-selectina, grazie all’integrazione di melograno, in pazienti con diabete di tipo 2. 

Non ultimo, ci sarebbero benefici anche per alcune patologie complesse come l’aterosclerosi e altri disturbi infiammatori: in questi casi il melograno agirebbe attraverso molteplici meccanismi, compresi quelli antiossidanti e antinfiammatori, insieme alla modulazione del microbiota intestinale

Studi tutti promettenti, ma meritevoli di ulteriori approfondimenti.

Fonte

Benedetti G, Zabini F, Tagliavento L et al. An Overview of the Health Benefits, Extraction Methods and Improving the Properties of Pomegranate. Antioxidants, 2023, 12(7):1351.