Franco Berrino epidemiologo dei tumori, ha diretto l’Unità di Epidemiologia della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano per oltre 23 anni. E’ autore di oltre 400 pubblicazioni su riviste internazionali. Negli ultimi decenni si è occupato specialmente delle interazioni tra dieta e cancro promuovendo studi di intervento alimentare sia su donne sane che con tumore della mammella.
Dottor Berrino, perché ha iniziato ad occuparsi di alimentazione come prevenzione delle malattie oncologiche e croniche e come “sostegno” ai malati?
A metà anni 80 ho iniziato, con l’aiuto di Umberto Veronesi, a studiare le cause ambientali del tumore della mammella, dedicando particolare attenzione a quelle ormonali, che dipendono anche dalla nostra alimentazione. È nato così il progetto Ordet, uno studio di coorte, che ha coinvolto 11mila donne e i loro medici curanti della provincia di Varese. Le donne con livelli ematici di ormoni sessuali maschili, di insulina o di glicemia elevati si sono ammalate di più. La glicemia alta dipende dal nostro stile alimentare e aumenta il rischio di recidive in diversi tipi di tumori (es. mammella, intestino, cervello) perché le cellule tumorali consumano dalle dieci alle venti volte più glucosio delle cellule normali. Per questo consigliamo ai malati oncologici di tenere bassa la glicemia.
Quali sono gli altri fattori di rischio su cui agisce l’alimentazione?
Innanzitutto lo stato infiammatorio subclinico, che è importante tener basso perché, i mediatori dell’infiammazione stimolano la crescita cellulare.
Altro elemento importante riguarda i fattori di crescita, come IGF-I (fattore di crescita insulinosimile di tipo uno), che sono elevati a causa del consumo eccessivo di proteine: mangiamo il doppio delle proteine di cui abbiamo bisogno.
Quali sono quindi i consigli alimentari ai malati di tumore?
Devono tenere bassa la glicemia, ridurre le proteine della dieta e i fattori dell’infiammazione; in pratica devono eliminare o ridurre fortemente gli alimenti di origine animale e lo zucchero. Adottare un’alimentazione più consapevole e rispettosa non solo è protettivo per se stessi ma ha anche un impatto positivo sul pianeta. Diversi studi indicano come un regime di restrizione calorica sia il modo migliore per prolungare la vita e ridurre il rischio di malattie croniche.
Si sta parlando sempre di più di corretta funzionalità intestinale e di microbiota, qual è il loro rapporto con l’alimentazione?
Ci sono più microbi nell’intestino che cellule nel nostro organismo, perché noi viviamo bene solo con i giusti batteri nell’intestino. Il mio lavoro sull’alimentazione è prevalentemente mirato a fare “star bene” l’intestino, azione che si verifica solo se rispettiamo i nostri microbi intestinali mangiando fibre, cioè alimenti che “piacciono” ai batteri intestinali.
Non è semplice tornare a un’alimentazione naturale, magari biologica basata sui prodotti locali…
Si tratta di ritornare alla dieta mediterranea di una volta, che è ispirata a principi simili a quelli della dieta macrobiotica. Il passaggio al cibo integrale non industriale, può avvenire gradatamente. Ci sono poi alcuni comportamenti che bisogna adottare come masticare molto ogni boccone, per aiutare la digestione e contribuire al senso di sazietà. Bisogna abbinare gli alimenti in modo adeguato. Tutte le stagioni hanno la loro ricchezza, si tratta di saperla trovare.
È quindi una questione di educazione…
Sì. L’alimentazione non viene studiata a scuola e in giro ci sono miriadi di informazioni sull’alimentazione basate anche su presupposti filosofici o religiosi. Non è facile trovare le notizie corrette. L’alimentazione è importante anche in settori come quello delle malattie degenerative neurologiche, ma i medici specialisti troppo spesso ignorano gli indizi che correlano abitudine alimentari e malattie croniche.