Un probiotico e 12 settimana di uso. Sarebbero questi, strumento e tempi, per ottenere un miglioramento delle funzionalità cerebrali, specificatamente la memoria, in una popolazione anziana, per antonomasia soggetta a declino cognitivo.
In buona sostanza, agendo sul microbiota intestinale, migliorandone la composizione microbatterica, si otterrebbe un effetto rebound sul cervello, secondo la comunicazione bidirezionale che regola e lega l’asse intestino-cervello.
La dimostrazione da uno studio, recente, su Nature Communications.
Lo studio inglese
Parte da almeno due punti di forza: l’evidenza, da precedenti studi di letteratura, che il microbiota intestinale può svolgere un ruolo sia nella resistenza anabolica sui muscoli in una popolazione anziana, così come su alcuni aspetti della cognizione/comportamento cognitivo.
Come a dire che funzionalità cerebrali e motore sono governate da un rapporto di interdipendenza: l’asse intestino-cervello, appunto.
È noto che tali benefici possono esser stimolati da un intervento correttivo dieta con l’integrazione di sostanze “buone” per favorire la diversificazione e ricchezza dei ceppi batterici che compongono il microbiota stesso, tra questi i probiotici.
Seconda leva dello studio, la selezione di popolazione: 36 coppie di gemelli, in cui è stato più facile e maggiormente evidente testare il beneficio del consumo, oppure no, di probiotici.
Anche l’età ha avuto un ruolo cruciale: la resilienza del microbioma intestinale diminuisce con l’invecchiamento a causa di maggiore vulnerabilità alle malattie, ai farmaci e ai cambiamenti dello stile di vita, a una dieta meno costante, più contenuta in quantità, più povera di macro e micronutrienti, meno varia e bilanciata in buona sostanza.
I probiotici
Possono rappresentare un cambio di passo in questo “status” di cose. 72 individui, ovvero 36 coppie di gemelli, come anticipato, di età ≥ 60 anno, randomizzati in uno in doppio cieco controllato, sono stati candidati a ricevere o un placebo o un prebiotico, specificatamente inulina e frutto-oligosaccaridi, ogni giorno per 12 settimane.
A tutti i partecipanti sono prescritti esercizi di resistenza e integrazione di aminoacidi a catena ramificata (BCAA), “terapia” finalizzata a definire l’impatto dei probiotici, oppure no, sulla funzione fisica e la cognizione.
La sperimentazione è stata condotta da remoto tramite videovisite, questionari on-line e test cognitivi, e la raccolta di diversi campioni biologici. Al termine delle settimane di studio si è potuto osservare nel gruppo di intervento l’azione dell’integratore “produttore” dell’aumento in termini di abbondanza relativa di Bifidobacterium.
In funzione degli end-point ipotizzati dallo studio non si è registrata alcuna differenza significativa tra prebiotico e placebo in relazione alla funzionalità motoria, ad esempio nel tempo di sollevamento della sedia (β = 0,579; IC 95% −1,080-2,239 p = 0,494), mentre effetti positivi emergerebbero a livello cognitivo.
Il prebiotico avrebbe favorito il miglioramento della cognizione (punteggio del fattore rispetto al placebo (β = −0,482; IC 95%, −0,813, −0,141; p = 0,014)), specie in test di valutazione, quali il Paired Associates Learning, indicatore precoce della malattia di Alzheimer, e nei test dei tempi di reazione e di elaborazione.
Lo studio, dunque, supporterebbe la correlazione positiva tra l’aumento del punteggio del fattore cognitivo e l’abbondanza relativa di attinobatteri, della famiglia dei phylum, cui appartengono i generi Bifidobacterium.
In conclusione
I dati preliminari dello studio invitano a considerare interventi sul microbioma intestinale, economici, facilmente accessibili e disponibili, come opzione di supporto nel trattamento del paziente, finalizzato a migliorarne la cognizione, in un arco temporale relativamente breve.
Prossimo obiettivo: valutare se tali effetti possono/sono mantenuti anche anche nel lungo termine in un cluster di popolazione più ampio e differenziato.
Fonte
Lochlainn MN, Bowyer RCE, Moll JM et al. Effect of gut microbiome modulation on muscle function and cognition: the PROMOTe randomised controlled trial. Nature Communication, 2024, 15, Art 1859. https://www.nature.com/articles/s41467-024-46116-y#Sec10